Doppio SPID: un problema strutturale dell’identità digitale italiana
Con l’inizio della stagione del 730, torna alla ribalta la truffa del “doppio SPID”, un attacco ormai ben noto che sfrutta una criticità del sistema di identità digitale italiano: la possibilità di creare più SPID validi per lo stesso codice fiscale, usando provider diversi, email e numeri di telefono sotto il controllo dei criminali.
L’obiettivo è intercettare rimborsi fiscali, pensioni o stipendi, dirottando gli IBAN registrati sui portali della PA. Il tutto parte spesso da documenti rubati, reperibili per poche decine di euro nei marketplace del dark web o su Telegram.
Il punto debole sta nell’architettura federata dello SPID, che non prevede controlli incrociati tra provider né sistemi di allerta in caso di attivazioni sospette.
A oggi, le contromisure a disposizione degli utenti sono solo preventive: controllare regolarmente i propri accessi, monitorare gli IBAN registrati e utilizzare app di autenticazione a due fattori.
In un contesto così fragile, il ruolo della cybersecurity è sempre più centrale: rilevare anomalie, monitorare minacce attive e proteggere i dati diventa cruciale per non lasciare i cittadini soli di fronte a un problema sistemico.